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1867 | 573 |
Nella sera, in città, solite precauzioni militari allarmanti, movimento di truppe a porta del Popolo, dove sembra minacciare il Garibaldi.
Esplosione di varie bombe nell’interno.
A vigna Matteini, fuori di porta S. Paolo, i rivoluzionari avevano preparato P occorrente, sia di armi d’ogni specie, ivi depositandole, sia col radunarsi nella medesima.
Se non vi fosse stato tradimento, con circa duemila fucili, di cui potevano disporre, e con altre armi, avrebbero potuto agire con felice successo, imperciocchè fino al giorno innanzi alcun sentore non ne aveva avuto la Polizia.
Ai 18 il commendatore Armand, primo segretario dell’ambasciata di Francia, si recò dal Papa e gli comunicò, a nome dell’imperatore, che, in ogni evento, l’assistenza della Francia non sarebbe mancata al Governo pontificio.
Di qui esagerate speranze del partito esaltato di intervento francese.
Nello stesso giorno il Papa andò a visitare i prigionieri garibaldini che sono dentro Castello e li esortò a ben prepararsi per gli spirituali esercizi.
Per tale effetto, furono trasferiti nei locali del S. Uffizio.
I predicatori destinati per le quattro prediche giornaliere sono l’abate Fabiani, — Saccomanni, — Guidi.
I prigionieri fino al giorno 21 erano 361.
II Governo, minacciato da tentativi garibaldini sopra Roma, da varii giorni, fece fare barricate alle porte della città, apportare cannoni.