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tendo le potenze cattoliche, per i concordati precedenti di garanzia al potere temporale e impegnandoli contro i suddetti due Sovrani.

Quindi se ne deducono movimenti rivoluzionarli promossi dal clero, scissure tra regnanti, impegno di nuove guerre.

In quanto alla tranquillità pubblica, per la partenza delle truppe francesi, quei PP. dissero che «La truppa pontificia è sufficiente a mantener l’ordine ad ogni costo; così si conoscerà la inutilità del presidio francese, la cui permanenza si è voluta sempre prolungare col pretesto che il Papa ed il suo Governo non si sarebbero potuti reggere1».


4. — Nella mattina dei 27 novembre si sparse la voce che nella sera precedente, nel convento dei PP. Agostiniani, in S. Agostino, vi fosse stata rissa sanguinosa tra quei religiosi, i quali, da lungo tempo, erano scissi in due partiti.

Si dice che si erano riuniti in congresso per discutere circa il modo di garantire il tesoro della Madonna, gli arredi sacri, il denaro.

Alcuni opinavano di affidarli in mano di persone di fiducia, altri di farne una divisione.


  1. La sicurezza che il Governo pontificio potesse reggere senza la protezione delle armi francesi fu manifestata dal cardinale Antonelli, fin dall’anno 1859, al De Martino, ambasciatore del re di Napoli in Roma, il quale così ne scrisse al ministro Caraffa:
          «Il cardinale Antonelli non divide le apprensioni, oserei dire generali, su un movimento politico in questi Stati dopo che saranno evacuati dalle truppe straniere». (Nicomede Bianchi. Nuovi documenti diplomatici sulla questione romana. Torino, Tipografia dell’Opinione, 1861).