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Durante la giornata, molte botteghe e negozii, specialmente per il Corso e via Condotti, sopra invito, o spontaneamente, furono chiusi1.


  1. Il Com. Naz. romano, a prova della sua gioia, per la liberazione di Venezia, fece pervenire al Municipio di quella città un dispaccio che noi qui riportiamo colla risposta che ne ricevette:
          Roma a Venezia: «I Romani mandano felicitazioni sincere ai Veneziani per la libertà che essi hanno ottenuta, e salutano il giorno felice che gli riunirà ai fratelli d’Italia, corno foriero di quello che seguirà la tanto sospirata liberazione di Roma.
    » Roma, 6 ottobre 1866.
    » Al Municipio di Venezia

    » Il Comitato Nazionale».

          Venezia a Roma: «Tutta l’Italia libera, che ci saluta, non avrebbe bastato a confortarci del vostro silenzio, o Romani. Ma voi, comunque ancora non lieti, doppiamente gentili, vi ricordaste di noi.
          » Noi ci rallegriamo delle vostre felicitazioni, e come sensi dell’affetto vostro, e come augurio lieto del vostro prossimo risorgimento.
          » Roma e Venezia furono gli ultimi spaldi, sui quali dei pugni di eroi difesero disperatamente e da soli il principio Nazionale, di cui oggi vediamo realizzarsi il trionfo.
          » Roma e Venezia ebbero comune la sorte di subire più a lungo il peso della servitù. Ma nella propria, Venezia vede imminente la vostra liberazione, o fratelli; per cui, forti di questa fidanza, noi ci riserviamo a portarvi ben presto il nostro vivo ed allegro saluto, allorquando il vessillo d’Italia sventolerà non solo sul nostro S. Marco, ma altresì sul vostro Campidoglio.

    » Venezia, li 11 ottobre 1866.
    » Al Comitato Nazionale, Roma.

    » Per la Giunta Municipale
    » Il Segretario Celi».


    (Dal giornale Roma dei Romani, numero 13)


          E allorché, nel mese di novembre, Vittorio Emanuele entrò in Venezia, una Commissione romana andò a rappresentarvi Roma nella comune esultanza delle feste che vi si fecero.