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ma in caso contrario vi sarebbe andato l’esecutore dell’arresto1.


  1. Il Comitato nazionale romano, nel numero 8 della Cronaca Romana, narra come si celebrasse dai liberali la festa nazionale:

    Roma, 25 giugno 1864.

          «La festa nazionale fu solennizzata in Roma nel presente anno meglio ancora che nei passati. La diplomazia impassibile in faccia ai dolori dei popoli non lascia mai le sue egoistiche vedute e le sue lentezze spietate; la polizia infierisce qui più che mai, ma il popolo romano volle appunto per questo attestare più viva mente la forza de’ suoi sentimenti patriottici.

          » I fuochi di bengala, i pedardi inoffensivi ruppero le tenebre ed il silenzio sepolcrale di questa Roma dei preti, e simboleggiarono le nostre vive speranze nel festeggiare la sorte dei nostri fratelli italiani. Nè solo in Roma si prese parte così viva alla gioia della nazione, ma in tutte le città e borgate di provincia si manifestò uno zelo straordinario, e furono anche ammirati dei grandi falò sulla cima delle montagne meglio esposte allo sguardo. Talché può dirsi che mai non era stata sì viva e sì diffusa la parte presa da noi alla festa nazionale come ora che la fortuna e la feroce polizia s’ostinano di più a maltrattarci.

          » Il primo nostro dovere è dunque di porgere i più vivi ringraziamenti ed elogi ai comitati delle provincie, ai capi sezioni e capi squadra che hanno diretto nella capitale e fuori le pubbliche dimostrazioni. La soddisfazione però del partito nazionale trova un riscontro nelle furie della polizia, e del Collemasi che ne è l’anima, i quali credevano d’aver spacciato i liberali col colmare la misura degli arresti e degli esilii; e si videro addosso all’impensata tutto quel fracasso.

          » Essi spiritarono anche più, quando nei giorni susseguenti si intesero da qualche diplomatico sparare sulla faccia questo stringente dilemma: «o tutta la gente che avete carcerata, esiliata da 15 anni a questa parte era gente innocua, o siete tanti alocchi per non dire birbanti; oppure avete dato nel segno e ad onta di questo i vostri avversari ricompariscono sempre poderosi nell’arena, o bisogna dire che voi avete ostile tutto il popolo, ed allora lasciate di fare in perpetuo la parte di Sisifo».