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» Per due volte richiese di rivedere il suo fratello, che è condannato a 20 anni per congiura politica, e che trovavasi nelle carceri nuove; ma gli fu negata la grazia1.

» Chiese, finalmente, di parlare con un certo Apolloni, precettato politico, uscito ultimamente dal carcere; ma gli fu negato.

» Fumò quattro sigari. Nell’essere tradotto al patibolo, con la carrozza scortata da cavalleria, lungo lo stradale e specialmente presso Campo di Fiore e piazza Farnese, gridò: Popolo mio, salvatemi che io sono innocente.

» Quindi gridò spesse volte: «Viva l’Italia, viva Vittorio Emanuele».

» Giunto presso la madonna dei Cerchi, e disceso dalla carrozza, rinnovando gli schiamazzi di essere innocente e le imprecazioni contro i preti giudici e gli evviva all’Italia, i tamburi e le. trombe si fecero suonare per impedire che le sue parole fossero ascoltate.

» Allora, proseguendo nel suo contegno, pieno di coraggio, marciò a passo militare fino al palco.

» Asceso sul medesimo con piede fermo, guardò la mannaia, rivolse altre grida verso il popolo, che restarono confuse dai tamburi e, ricusando qualsiasi aiuto del carnefice, di per sè sottopose la testa, la quale all’istante rimase recisa.


  1. Il fratello, Annibale, non trovavasi nelle carceri nuove, ma nella rocca di Pagliano, ov’era stato rinchiuso tre anni anche il condannato Cesare per una cospirazione della quale abbiamo parlato altrove.