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410 | diario roncalli |
dopo la mezzanotte, prendendo alloggio al palazzo pontificio del Quirinale.
Il cardinale Antonelli ed il generale francese andarono ad incontrarlo.
Essendosi S. M. coricata ben tardi, avvenne che una tendina ed il letto prendessero fuoco. Quindi si dovette fare correre i pompieri di palazzo per ispegnere l’incendio.
Nel giorno 15 fu pubblicato, a nome del Comitato italiano romano, un manifesto col quale s’invitava ad una serata di moccoletti. Essendo apocrifo, il vero Comitato lo smentì e così nulla avvenne.
clericali. Ma ci allettiamo fra tanto nel vedere come que’ principii stessi, che la Nazione, il Parlamento, il Governo del Re assunsero come fondamento di programma politico rispetto alla questione romana, sono stati da quell’eroica Popolazione accolti e altamente banditi. La causa della Religione è divisa da quella del Principato. E i Romani, mentre acclamano al Re d’Italia, acclamano del pari al Pontefice, considerandolo unicamente come Capo Spirituale della Chiesa di Cristo.
» Questa manifestazione solenne dell’opinione pubblica in Roma è un nuovo e grandissimo passo verso lo scioglimento di una questione che ornai interessa la pace dell’Europa intiera. E noi siamo certi che il Governo del Re ne trarrà occasione per affrettare con ogni potere il compimento dei destini italiani.
» Ma quale fra tanto dev’essere il contegno del paese? Noi crediamo che debba essere quello che si addice alla gravità dei momenti in cui versiamo, all’importanza della questione che debbesi risolvere. Non vane e sterili agitazioni dunque, non inutili clamori, non grida di piazza, non petizioni puerili e ridicole , ma quella calma prudente e sapiente, nella quale si preparano, si compiono e si maturano i destini di un popolo.
» Lasciamo al senno e al patriottismo del Governo e de’ rappresentanti della Nazione la cura di trarre da’ fatti avvenuti iu Roma quelle conseguenze ch’ossi debbono avere e che non possono in veruna guisa mancare».