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408 | diario roncalli |
La notizia della resa di Gaeta, si ricevette in Roma nella sera dei 13 corrente, e nella mattina seguente si divulgò per tutta la città.
Nella sera, al tramontar del sole, si riunì un numero immenso di scelta popolazione a passeggiare per il Corso.
Circa un’ora di notte s’innalzarono grida di «Viva Vittorio Emanuele, viva Cialdini, viva Napoleone». Quindi, in varii punti, si accesero fuochi di bengala a tre colori. E tutto con il massimo ordine e nobiltà.
I gendarmi pontifici uscirono, prudentemente, dal Corso, e soltanto pattugliarono i gendarmi francesi.
L’uffizialità francese, alle grida, uscì dal Casino, e prese parte anch’essa alla dimostrazione.
Passando per il Corso un legno con zuavi pontifici, i Francesi l’obbligarono ad uscire dal Corso e la popolazione lo accompagnò con solenni fischiate1.
- ↑ Riportiamo qui il proclama che il Comitato publicò dopo la dimostrazione:
- «Romani!
- «Romani!
tra il Papato e gl’Italiani. Se ciò accade, la gioia del mondo cattolico sarà maggiore dì quella che produsse, or sono quasi diciannove secoli, l’entrata del Signore in Gerusalemme».
Ma, in un momento, le pratiche, a cui aveva pur presa larga parte il dottor Diomede Pantaleoni, che, sin dal dicembre 1860, era stato incaricato dal conte di Cavour di trovar modo ad una pacificazione colla Corte di Roma, furono interrotte.
Il chiarissimo dottor Pantaleoni, ora Senatore del regno, fu cacciato dallo Stato pontificio, e Pio IX proclamò, in un’allocuzione, che non poteva ascoltare i consigli di chi voleva ch’ei si conciliasse col liberalismo e colla civiltà moderna, che è madre e propagatrice feconda d’infiniti errori, d’interminabili mali.