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1860 | 393 |
Quella popolazione aveva di già poca simpatia e niuna fiducia nei soldati esteri; ora era in piena diffidenza per essere affidati a tanto condottiero che, taglieggiando i comuni per denaro, razioni, foraggi, ecc., non dubitava di permettere alla truppa, lungo le marcie, di abbandonarsi alla licenza, specialmente d’invadere le vigne e manomettere le uve. Mostrò un contegno di apprensione ed insieme minaccevole.
Quindi, l’ambasciatore di Francia, che trovavasi colà a villeggiare, ne scrisse in proposito al generale De Goyon, il quale, senz’altro, spedì colà due compagnie di linea con due pezzi di cannone ed intimò a quell’avventuriere di partire.
Infatti, suo malgrado, dovette obbedire. Giunto sulla strada retta, fece fermare le truppe e le arringò offrendo loro un ingaggio di scudi 20 a chi volesse seguirlo a Gaeta, dove aveva di già presi preventivi concerti col re di Napoli.
I pontifici si ricusarono di abbandonare la loro bandiera e proseguirono il cammino verso la capitale, senza il loro condottiero, dove giunsero nella sera dei 27 corrente, ed il colonnello Mortillet, con circa 60 seguaci, tra vandeisti, irlandesi e zuavi, si allontanò per opposta via.
2 Ottobre. — Nella mattina dei 2 corrente, alle 8 antimeridiane, si trovava ancora esposto al pubblico un bollettino clandestino, a stampa, attaccato alla colonna di piazza Colonna, in cui si leggeva: