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Si dice essersi trovato scritto, sulla porta di qualche Chiesa parrocchiale, o presso la porteria dei Gesuiti:

«Abbiam pregato Gesù
Abbiam pregato Maria
Adesso preghiamo Peppe
Nella nostra agonia». (Sic)


29. — Fra gli esteri ricevuti nell’armata pontificia era un colonnello Mortillet, savoiardo, cui fu affidato il comando delle provincie di assedio Frosinone e Velletri.

Il Corpo si componeva di circa 400 uomini tra indigeni, di gendarmeria a cavallo ed a piedi, di cacciatori ed esteri di ogni nazione e principalmente svizzeri, vandeisti ed irlandesi, convertiti in zuavi, e con esso percorreva, con marcie forzate, i varii paesi sottoposti alle provincie.

Il Mortillet, nell’erroneo scopo (poiché restano libere altre strade) d’impedire l’avanzamento dei volontari piemontesi verso la Capitale, impiegando due barili di polvere, incominciò dal far saltare in aria il ponte Mammolo ed il ponte Lucano, sulla strada di Tivoli.

Si accingeva a fare altrettanto di quello interno, detto Gregoriano; ma i Tiburtini si ammutinarono, si armarono e così dovette abbandonarne il pensiero e, sdegnato, allontanarsi da Tivoli.

Allora, ripiegando verso Frosinone, progettò ai suoi soldati di condurli a Gaeta. I pontifici si ricusarono, e protestarono di voler tornare verso la capitale, e cosi, costretto a retrocedere, nel giorno 26, andò ad occupare Frascati.