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2 Marzo. — Nella mattina dei 24 febbraio, circa 300 studenti della Sapienza tumultuarono nuovamente perchè appresero che otto loro compagni erano stati espulsi dalle scuole, e precettati, in conseguenza di un processo che si faceva a carico dei compromessi nella precedente dimostrazione. Quindi, chiesero al vice-rettore la pronta riammissione dei suddetti.

Il vice-rettore rispose non esser ciò in sua facoltà e per la risposta riportarsi a lunedì prossimo, 27 corrente, stante che vi erano due feste, cioè sabato S. Matteo, e domenica.

Lunedì, 27, temendosi che si rinnovasse più seria dimostrazione, dove non fosse stato riammesso il destituito rettore monsignor Campodonico, non che gli espulsi studenti, la Polizia pontificia stabilì di adottare misure preventive, e, circa la mezzanotte della domenica, ne scrisse al generale francese per mera intelligenza.

Però, con sorpresa, mentre dalla Polizia pontificia, nel mattino di lunedì, si mandò la forza alla Sapienza, fin dalle 7 antimeridiane, venti gendarmi francesi, con carabine ed una compagnia di cacciatori, avevano preso posto e formato fasci d’arme nell’atrio della medesima, proibendone l’ingresso agli indigeni.

I giovani, prima di entrare, formarono piccoli assembramenti sulla piazza. Poscia, entrati, previe intelligenze prese coi capitano dei gendarmi Francesi, si recarono, senza tumulto, dal vice-rettore per richiederlo della risposta alla domanda di cui aveva fatto promessa il giorno 25.