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Rapida ne circolò per tutta la città la notizia, e, per i caffè e per le contrade, ne venne affisso il bollettino.

La popolazione romana1 prese un contegno gioviale ed incominciò a radunarsi per il Corso, nelle ore pomeridiane.

Circa l’Ave Maria, fece centro a piazza Colonna, avanti al Casino francese.

Guari non andò che gli uffiziali francesi, dal balcone, proruppero in fragorosi applausi con un grido di Viva Napoleone, a cui all’istante corrispose la turba romana, impaziente di rompere il silenzio.

Quindi succedettero acclamazioni all’Italia, a Vittorio Emanuele, a Pio IX, e sempre la moltitudine, che aumentossi a dismisura, e riempì la vasta piazza, con cappelli e fazzoletti sollevati in aria, ripeteva quei gridi.

Mentre per 20 minuti si proseguiva in tanta pienezza di entusiasmo, sorse una voce sonora la quale gridò: «Basta», ed a guisa d’incanto i clamori cessarono e tutto rientrò nel silenzio.

La turba immensa, che si calcolò a 10 mila persone, si disperse principalmente per il Corso chiamando i lumi.

Infatti, si corrispose all’invito, ed in un baleno il Corso fu illuminato. Poscia, quasi tutta così riunita, si recò ad acclamare al generale francese,

  1. Non sono più i settarii, i giovinastri che manifestino le loro opinioni liberali, è la popolazione romana che festeggia il trionfo della libertà. Ma tra i viva di quella sera non se ne intese certo alcuno per Pio IX, come narra qui appresso il Roncalli.