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17. — I liberali, detti demagoghi, dietro l’ordinanza del generale francese, colla quale condanna alla fucilazione i detentori di armi, inviarono lettera al medesimo ove lo avvisavano che qualunque Romano che avrebbe fatto fucilare sarebbe costata la vita di un Uffiziale e di un Comune.


Corrispondenza da Napoli del 16 marzo 1850:
        8 Aprile. — «Qui è voce un’altra volta del ritorno del Papa in Roma; e se si dovesse aver fede nelle esteriorità diplomatiche, vi sarebbe, forse, qualche apparenza di vero, poiché Cardinali e Ministri esteri ne ebbero l’annuncio formale. Veramente, quelle stesse ragioni che rendevano la cosa quasi incredibile per lo passato, cioè le immense difficoltà della sua presenza in Roma, non vennero meno finora, anzi forse crescono di giorno in giorno; se non che la condizione attuale delle cose non gli rende meno difficile di continuare la sua dimora in questa Capitale del Regno. Lascio a parte che tutto il suo prestigio è perduto: nessuno, neppure il lazzaro, s’inginocchia più al suo passaggio, la sua benedizione o non si cura, o si accoglie con indifferenza da questo popolo che stimano il più superstizioso d’Italia; i ricchi si querelano che la Corte ecclesiastica, aggiunta alla Corte secolare, aggrava la condizione delle nostre finanze; fin la truppa mostrasi malcontenta per la troppa gravezza del servizio. Insomma, questo popolo aveva bisogno di veder da vicino il gran prete e la sua Corte per imparare a stimarlo per quel che vale. Così fosse veduto da vicino in quei paesi, oramai pochissimi della terra, dove ancora se ne fa qualche