Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
1849 | 175 |
Ieri notte un picchetto francese si recò a casa di Sterbini per carcerarlo; ma non si fece trovare.
Oggi è uscito altro proclama del generale Oudinot, col quale dichiara che le truppe romane, avendo quasi tutte prestato l’atto d’intera sommessione all’autorità militare francese, sono considerate come truppe alleate.
Un soldato francese fu stilettato da una donna a cui dava arditamente molestia.
Questa sera, alle 9, secondo la precedente disposizione, fu battuta la ritirata. Si prevedeva qualche sconcerto grave. La cosa però fu limitata, e si crede che ai Francesi, invece dello sdegno, eccitasse le risa, qualora si passi sopra a qualche urlo e fischio.
Allorchè un battaglione francese, con tamburi e trombe, cominciò la ritirata per il Corso, una turba di gioventù contrafaceva i galli quando cantano per chiamare al patollo le galline, ed in tal modo li precedeva e li seguiva. Insomma si sentiva un chicchirichì generale.
Un altro bello spirito prese un campanello ed andava suonando e gridando: «A casa ragazzi che è suonata un’ora di notte».
Non ostante, molti, per non essere defraudati di conversazione, la facevano dalle finestre col vicinato ed in alcune contrade era un carnevaletto.
Allorquando, poi, passava qualche individuo accompagnato dalla fazione, come prescrive l’articolo 5°1, tutti gridavano: «Felice notte, signor dottore».
- ↑ L’articolo 5* del Decreto con cui veniva posto lo stato d’assedio, era così concepito:
«Potranno soltanto liberamente percorrere la città, nella notte, i medici e i pubblici funzionarli. Questi dovranno essere muniti