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restarono vittima, il colonnello Manara1, che fece una morte cristianissima, il Moro di Garibaldi2, ferito da una mitraglia in un orecchio, che, morendo, strepitosamente muggiva come un toro.

Il bombardamento dai Monti Paridi fu per distrarre l’attenzione da S. Pancrazio. Infatti, i Francesi diedero colà l’attacco.

Bei cannonieri nostri, già rimasti a pochi, in quel momento, non se ne trovava che uno al suo posto, essendo dispersi gli altri altrove. La linea era alla baionetta; ma, sopraffatta dal nemico, rinculò dietro le artiglierie, le quali, se non fosse stato per l’esposto incidente, avrebbero potuto massacrare i Francesi.

Alcuni uffiziali di linea si accingevano a far da cannonieri; ma non trovavano la spoletta. Alla fine la trovarono; ma, nel mentre si accingevano a dar fuoco, un coraggioso milite francese, che nella zuffa si era mischiato tra i nostri, la strappò e la spense in terra.

L’esemplare suo coraggio gli costò la morte, e morte atroce, imperocchè molti furono in un tempo a procurargliela con la baionetta.

In tale stato di cose si gridò a chi avesse fosfori.

Trovatili, con tal mezzo, il tenente Micotti, per ben tre volte, potè mitragliare l’inimico.


  1. Intorno a questo valoroso, che combattè prima durante le Cinque Giornate di Milano, poi sui campi lombardi, e che venne a morire da eroe per la difesa di Roma, leggasi ciò che scrisse il Dandolo nella sua opera I volontari e i bersaglieri lombardi. Annotazioni Storiche. Milano, Brigola, 1860.
  2. Andrea Aghiar, negro americano, era tenente della legione italiana e assai affezionato al generale Garibaldi.