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1849 | 131 |
Il generale Garibaldi chiese al Governo che fosse posto in castello e processato, esternando il parer suo che lo credeva degno di fucilazione1.
Ai 12 fu arrestato dai Francesi il colonnello Pianciani, che, col corriere, si recava in Roma.
Ai 14 vi fu un attacco di qualche conseguenza fuori Porta del Popolo.
A S. Pancrazio i Francesi proseguivano alacremente i lavori di breccia, ed intanto i nostri cannoni andavano molestando l’inimico.
Per tutta l’intera notte dal 14 al 15, il cannone francese tuonò ogni minuto lanciando proiettili sulla città.
Questa mattina proseguì assiduamente. Molte palle caddero senza offesa. All’Assemblea ne caddero quattro. Una poi precisamente sopra il tetto della sala, che danneggiò non poco il già patito soffitto, da cui si vede la luce del cielo.
L’architetto fece un rapporto dichiarando che non poteva garantire il soffitto ad altra caduta di proiettile.
L’Assemblea però si tenne ferma al suo posto non ostante si grave minaccia, ed anche domani si terrà colà, e solo lunedi passerà al Campidoglio.
Il dì 13 giunse al campo francese De Corcelles, nuovo inviato straordinario2.
- ↑ L’accusa contro l’Amedei fu causa di disordine tra i garibaldini e gli ufficiali del genio, che si allontanarono. U ministro della guerra ne dichiarò poi l’innocenza, e lo fece porre in libertà, egli ufficiali ritornarono con maggior sollecitudine ai lavori.
- ↑ Era mandato dalla repubblica francese.