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sua solita ironia la cessazione di questi drammi sanguinosi nel seguente sonetto che mi pregio di riportare1.

Co’ st’antre ammazzatore scazzerate
Ch’anno vorzuzo arzà fora de Porta2
Nun se disce bucia che Roma è morta
Più peggio delle bestie macellate.
Dove se gode più come una vorta
Quer gusto er venardì delle capate
Quanno tante vaccine indiavolate
Se vedeveno annà tutte a la sciorta?
Si scappava un giuvenco, o un mannarino3
Cureveno su e giù cavarcature
Pe Ripetta, per Corso er Babbuino.
Che ride era er vedè pe’ le pavure
L’omini mette mano a un portoncino
E le donne scappà co le crature.

Un altro aneddoto curiosissimo non posso staccare dal ricordo di Piazza del Popolo: stralcio dal Diario:

«14 Agosto 1829. — Giorni sono da una numerosa comitiva di belli umori nella locanda di Martignoni al Popolo fu eseguito con grande apparato una burlesca cerimonia di coronare solennemente un povero imbecille chiamato Marchetti, che ha la fissazione di credersi autore per aver composto una tragedia intitolata «Stilicone» capo d’opera di spropositi e di scempiaggini. Alla funzione vennero tre prelati, cioè Monsignor Spada, decano della Rota, Monsignor Pentini Uditore della segreteria, Monsignor Severoli. Oggi si vuol per certo che il Martignoni, come autore e promotore della cosa, sia stato condannato ad una multa di 500 scudi.»

I comenti lo sciuperebbero.


  1. Ved. Maes. C. Il Cracas — Notizie e curiosità Romane —  1889 N. 30.
  2. Porta del Popolo.
  3. Bue col campanaccio, che serviva di guida.