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cantata, si aprì l’altro passetto di comunicazione nel Palazzo dei Conservatori, ove nel Salone degli Orazi e Curiazi era preparata la tavola per i Sovrani, che era per 76 posti a ferro dì cavallo ed altre otto di dodici coperti. Le pitture della Sala erano ricoperte dell’ornato di Drapperie. In tutte le altre camere dell’appartamento, erano preparate altre tavole capaci di 286 persone a sedere, non compresa la tavola dei Sovrani. Le L.L. M.M. prima di mettersi a sedere, fecero un giro per tutto l’appartamento. Finita la cena, ripassando per tutti e tre i palazzi, riuscirono per quello del Museo, per dove erano entrati. La festa è riuscita di molta magnificenza, l’illuminazione di tutti i locali ed il loro addobbo è sembrato molto grandioso. Il concorso è stato grande e alla cena il luogo è riuscito angusto per tanta gente».

Nè qui terminarono le feste: nell’ anfiteatro Correa, al Mausoleo d’Augusto, si dette un gran ballo in loro onore; l’Arcadia tenne una seduta straordinaria, con l’intervento delle L.L. M.M. LI. e con gran concorso di cardinali e monsignori per acclamare pastore arcade Francesco Primo, col nome di Admeto Mantineo, e pastorella la vezzosa sua consorte, l’Imperatrice Carolina Augusta, col nome di Selene Cefisia; nella notte del 24 furono ricevuti nel Museo Vaticano al lume delle torcie. Due giorni dopo gli augusti ospiti lasciavano Roma alla volta di Napoli.

In quel tomo di tempo una banda di assassini faceva man bassa a Monte Cave di tutto e mandava i suoi ordini al Governo di Roma, ma che pensiero dovevano dare queste minuzie al paterno Governo pontificio, se l’allestimento di altre feste agl’imperiali, che si affrettavano a ritornare, lo teneva tutto occupato? Non era forse quell’istesso Imperatore che cinque anni avanti lo aveva riposto sul trono, e poco tempo dopo aveva messo a sua disposizione le sue truppe per il ristabilimento dell’ordine negli stati della Chiesa? e questo bisogno non poteva forse ritornare?

Il due pugno l’Imperatore e l’Imperatrice rientravano in Roma per porta S. Sebastiano e due giorni dopo il Papa creava cardinale l’arciduca Rodolfo, fratello dell’Imperatore, dandogli sin d’allora, previa un’apposita allocuzione, il cappello