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Camerlengo, ma più meravigliato di tutti per questo fatto era restato il Papa stesso, il quale non ricordava di aver mai firmato un tal rescritto. Il Governatore, messo a giorno della cosa, volle veder chiaro nella faccenda e senz’altro fece chiamare il Polidori, ingiungendogli di dire il nome di chi avesse a lui procurato il famoso rescritto. Ma quale non fu la sua sorpresa nel sentire che l’abate Pietro Natali aveva intascato per questo 5000 scudi! Fu fatto chiamare il Natali, ma questi, trinceratosi dietro un impenetrabile mutismo, non lasciò trapelare il nome di chi avesse a lui procurato il discusso rescritto, e venne rinchiuso in Castello, mentre la sua casa era minutamente perquisita. Le voci misteriose ed oscure presero allora consistenza e forma: i rescritti papali erano stati falsificati.

Pochi giorni dopo l’arresto del Natali però, si presentò spontaneamente al Governatore il chierico beneficiato Giuseppe Maria Adami, nipote dell’arrestato, il quale con giuramento affermò che il tanto discusso rescritto era autentico; egli stesso, insieme all’altro chierico Domenico Ricci, beneficiato come lui di S. Pietro, l’aveva procurato al Natali, mediante i buoni uffici di Menicocci Innocenzo Maria, addetto alla Computisteria degli Spogli1. Il Ricci confermò pienamente l’esposto dell’Adami, aggiungendo che altri molti rescritti pontifici erano stati ottenuti da loro e da altri per l’influenza del Menicocci, ma quest’ultimo, pure ammettendo in parte quanto avevano affermato i due precedenti, si rifiutò tuttavia di esporre al Governatore la via di cui s’era servito per ottenere il rescritto ed allora tutti e tre, insieme al Natali, vennero rinchiusi in Castello, in attesa del processo che si andava istruendo contro di loro. Ricercati i rescritti pontifici, ottenuti per mezzo del suddetto Menicocci, se ne ritrovò un gran numero, ma il Papa, a cui furono presentati per il loro riconoscimento, affermò fra lo stupore generale che non ricordava d’aver fatto mai tali rescritti, sebbene ne riconoscesse per suo il carattere. Furono allora nominati due periti acciocchè riferissero sull’autenticità o meno

  1. Archivio di Stato di Roma. — Miscellanea di carte politiche e riservate N. 1738.