Pagina:Diario del principe Agostino Chigi Albani I.djvu/45


— 37 —

breve illusione, poiché il successore, M. Alquier, fece presto comprendere che nulla era cambiato, permettendo che nel Maggio 1806 il Generale Francese mettesse il sequestro in Ancona sopra tutte le casse dello Stato ed innalzasse colà, nel Palazzo Pubblico, lo Stemma del Regno Italico. Il popolo, che non va mai più in là della causa immediata, fremeva ed accumulava sempre più il suo odio contro i Francesi, ritenuti causa di tutti i mali; la mattina del 7 giugno dello stesso anno, un macellaio, mentre alcuni ufficiali francesi passeggiavano per il Corso, ferì a morte, con un colpo di stile nei reni, uno di questi, correndo poscia a rifugiarsi nel Palazzo Ruspoli. Un nugolo di Francesi, formatosi in un batter d’occhio, voleva penetrare nel Palazzo per far di quell’audace giustizia sommaria, ma vi si appose energicamente il Principe, il quale non volle consegnarlo ad altri che ai soli soldati pontifici. Due giorni dopo si videro inaspettatamente affisse le consuete tavolette dei condannati e la mattina del nove l’infelice macellaio, dell’età di ventott’anni appena, pendeva dalla forca di Ponte S. Angelo: in tal modo il Governo del Papa cercava d’acquistar grazie presso il Governo Francese. Poco dopo si permise anche che la Cavalleria Polacca venisse passata in rivista e manovrasse entro Roma stessa a Villa Pinciana, con gran concorso di gente; ma a tutte queste carezze rispondeva rudemente Napoleone collo smembrare lo Stato Pontificio, accordando in feudo al Signor Talleyrand, ministro degli affari esteri, lo stato di Benevento e quello di Pontecorvo al Maresciallo Bernadotte.

Nel Giugno 1806 il Cardinal Consalvi, stanco e sfiduciato abbandonava il Segretariato e veniva chiamato in sua vece il Cardinal Casoni, mentre le truppe pontificie venivano costrette a passare sotto il comando francese nella Marca, nello Stato d’Urbino, in Macerata ed in Ascoli. Anche le turbe degl’Insorgenti vennero a funestare nello stesso anno il territorio pontificio ed il Governo venne così a trovarsi, come un D. Abbondio qualunque, proprio in mezzo a due fuochi. Eppure, fra tanti malanni, il Cardinal Segretario di Stato non trovava di meglio che lanciare un editto ai Romani per proibire loro ogni comunicazione cogl’Insorgenti, che infestavano le frontiere, per proibire ogni discorso in luogo pubblico su materie politiche.