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crate al vizio, avvilì i fautori del Carnevale e fece apertamente conoscere al comando militare Francese quello che avrebbero potuto prevedere. Nella notte seguente dei torsi di cavolo furono attaccati ai palchi con l’epigrafe «Posto preso» delle iscrizioni alle Chiaviche con V altra «ingresso per le Maschere» dei fogli sparsi in più luoghi della città con i motti «Si piange, ma non si canta per forza, Torso e non Tuomo balla con il bastone», «Vi è stata la corsa e chi ha vinto I ha vinto il Papa» e cento e cento frizzi diversi fecero più che mai toccar con mano al Signor Generale Miollis, che troppo si era fidato nelle promesse dei suoi partitanti i quali pure all’occasione l’avevano secondo il solito abbandonato non avendo ardito essi stessi di comparire, per non dichiararsi talir e dopo varie deliberazioni fissò di sospendere in via di fatto il Carnevale, facendo sparare ed in seguito atterrare i palchi come ebbe luogo in parte nella sera della susseguente domenica giorno in cui indipendentemente dall’accaduto non vi sarebbe stato corso e doppo di aver veduto in tal giorno una prodigiosa quantità di carrozze in giro ed una folla esorbitante di pedoni che faceva il più terribile contrasto con ciò che era il giorno avanti accaduto. Mille fatti si potrebbero aggiungere comprovanti sempre più la fedeltà, ed il disinteresse di questa popolazione, che formerebbe di troppo il volume di questa relazione, ma da questo si calcolino gli altri. Nel dopopranzo del sabato circa 100 carrozze e vetture erano ferme nella piazza di Monte Citorio contigua al Corso, come al solito a comodo dei passeggieri, ma interpellati appositamente i vetturini si rifiutarono condurre i viandanti per il Corso, disponendosi a servirli per qualunque altra strada come di fatti eseguirono.

Cosi è finito nel suo nascere il Carnevale di Roma dell’anno 1809 che sarà nella storia un’epoca gloriosa per il nome Romano.» (!!)1


  1. Bisogna perdonare all’anonimo relatore il tono enfatico di generale vittorioso, egli, in questo piccolo incidente, vedeva una gran vittoria riportata dal Papa contro i Francesi e da buon Romano ne gioiva.