erano contente e pronte di fare la corte a! Sig. Generale in tutte le circostanze, la pregavano altrettanto di disimpegnarle in alcuni giorni che la pratica religiosa glie lo impedisse, e nell’epoca, principalmente del Carnevale, dove il S. Padre aveva esternato i Sovrani suoi desideri, per non essere obbligate a corrispondere incivilmente ai di lui graziosi inviti. Non più alle ore 19 ma al mezzo giorno del dì 4 febbraio primo di Carnevale avrebbero potuto sortire le Maschere, e si era scelto questo punto fisso per evitare di atterrare le porte di Campidoglio onde suonare la solita campana, che secondo il costume indicava negli anni addietro il permesso delle sortite delle medesime, non avendo voluto alcun subalterno dei Conservatori di Roma prestarsi a suonarla e prevedendo che sarebbero state chiuse le porte, come di fatti furono. Giunse finalmente questo giorno e quel Corso di Roma che nei feriali e più piovosi è sempre popolato, quella strada più lunga d’un miglio, dove per lo meno centomila persone diverse capitano giornalmente per qualche istante, che è uno dei primi oggetti, che colpisca la vista di ognuno che nasce, e dove vanno in pompa, ed attorniati di folla i cadaveri di quelli che muoiono, al suono del mezzogiorno cominciò a spopolarsi, continuando sempre finché al punto in cui i Dragoni Francesi portarono in mostra gli otto Pallii a guisa di conquistata bandiera sopra il nemico, si poteva dir quasi vuoto. Le fenestre senza apparati e chiuse; le botteghe o chiuse o deserte, niun palco lungo le abitazioni ad eccezione dell’antica Accademia di Francia, niuna sedia ai giardini di Ruspoli e di Fiano, niuna Maschera, la semplice sola carrozza del Bargello, 40 persone incognite e fedeli esploratori di una condotta, che interessava ciascuno e che se ne andavano tranquillamente per la loro strada, più di 1800 Francesi e 100 Birri sotto le armi che facevano doppia ala, onde evitare i sognati disordini, sette cavalli, che corsero senza alcuno applauso e senza che l’interno delle abitazioni se ne accorgessero, formarono il gaudio di sei ore di tempo e della prima giornata di quello spettacolo, che doveva formare contro la propria volontà il divertimento del popolo di Roma. — Questa universale condotta che non è per niente esagerata, che non fu smentita da alcuno, perfino dalle persone vili e consa-