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A. 1837 | — 134 — |
pitosi l’ha obbligato a smorzarlo; lo stesso ha fatto verso le finestre, ove si mostrava qualche lume, e verso alcune sono stati anche tirati dei sassi perchè non si è annuito all’intimazione. Quindi una turba di gente assai numerosa percorrendo il Corso ha cominciato ad obbligare le carrozze a sortirne, come a chiudervi i portoni e le porte delle botteghe e dei caffé; ed al caffè detto delle Belle Arti sotto il palazzo Fiano ove si è fatta qualche resistenza, il rumore si è fatto alquanto serio. Finalmente suonata l’ora di notte, la forza dei Dragoni e dei Carabinieri ha disperso (anche con piattonate) la turba medesima e si è ristabilito pienamente la tranquillità.
Sabato 11. — Oggi si è pubblicato Editto della Segreteria per gli affari di stato interni, col quale si indice la facoltà di accattare a tutti quei poveri, che non saranno muniti di un permesso e di una medaglia dal governo; si proibisce di accattare dopo le ore. ventiquattro e si annunzia che tutti i mendicanti esteri, o anche statisti saranno rimandati ai rispettivi loro paesi.
Martedì 14. — Ieri notte è partito sotto la scorta di un uffiziale per Civitavecchia ove deve imbarcarsi, il figlio di Luciano Bonaparte, stato processato per l’uccisione del Tenente dei Carabinieri Caggiano. Il tribunale del Governo di Roma lo aveva condannato alla pena capitale, che quello della Consulta, a cui appellò, ridusse a 15 anni di detenzione, qual pena il Papa ha commutato in esilio perpetuo, e pare che anderà al Brasile.
Lunedì 20. — Ieri mattina una certa quantità di Trasteverini, che si qualificavano lavoranti di lana senza impiego, si recò sulla piazza di S. Pietro per reclamare al Papa contro l’uso delle macchine, introdotte (dicono) in questa manifattura, che tolgono loro il lavoro; ma si riuscì a dissiparli per opera singolarmente del Presidente di quel Rione Marchese Lonchi. Altri dicono, e forse è così, che l’andata a S. Pietro non fosse che in progetto, e che il Presidente riuscisse a sventarlo con danaro.