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Onda per onda batte sullo scoglio.
Passan le vele bianche all’orizzonte.
Monta rimonta or dolce or tempestosa
l’agitata marea senza riposo.
Ma onda e sole e vento e vele e scogli,
questa è la terra, quello l’orizzonte
del mar lontano, il mar senza confini.
Non è il libero mare senza sponde,
il mare dove l’onda non arriva,
il mare che da sè genera il vento,
manda la luce e in seno la riprende,
il mar che di sua vita mille vite
suscita e cresce in una sola vita.
Ahi, non c’è mare cui presso o lontano
varia sponda non gravi, e vario vento
non tolga dalla solitaria pace,
mare non è che non sia un dei mari.
Anche il mare è un deserto senza vita,
arido tristo fermo affaticato;
ed il giro del giorni e delle lune,
il variar dei venti e delle coste,
il vario giogo sì lo lega e preme
— il mar che non è mare s’anche è mare.
Ritrova il vento l’onda affaticata,
e la mia chiglia solca il vecchio solco.
E se tra il vento e il mare la mia mano
regge il timone e dirizza la vela,