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‘vuoto il presente, vuoto nel futuro
senza confini ogni presente, placa
il voler tuo affannoso!
non chieder più che non possa natura!’
— ma il cor vive, vuole, chiede e aspetta
pur senza speme, aspetta e giorno ed ora,
e giorno ed ora nè sa che s’aspetta,
e inesorabilmente
passan l’ore lente.
Così è fuggita e fugge giovinezza,
ed i miei sogni e la speranza antica
nel mio cupo aspettar ancor ritrovo
insoddisfatti.
Che mi giova, o natura luminosa,
l’armonia del tuo gioco senza cure?
Ahi, chi il tuo ritmo volle preoccupare,
rientrar non può nei tuoi eterni giri
ad oziare
nel lavoro giocondo ed oblioso!
E suo destino attender senza speme
nè mutamento,
vegliando, il passar dell’ore lente.
Dicembre 1909
antivigilia dell’anno nuovo.