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del resto in tutto essendo incapace. Come non ha in sè la sicurezza del perdurare di quelle condizioni, ma queste sono nella volontà degli altri, così egli di questa si preoccupa ed è schiavo dell’altrui volontà. Così della vicendevole paura e prepotenza consiste la convenzione della morale sociale; dalla deficienza d’ognuno a far tutto da sè e dal bisogno, lo scambio del lavoro, per cui ognuno è schiavo e padrone ad un tempo, per ciò che la comune convenienza a tutti comuni diritti conceda ed imponga comuni doveri. E fioriscono uomini schemi d’ogni individuale sicurezza che preoccupati del loro apparente possesso, lo tengono coi denti per la tema di non potere altrimenti vivere; e battono con inesorabile impertinenza sui loro diritti, quando credono aver l’appoggio della comunità, acquistato a prezzo di tutte le umiliazioni dalla loro parte. «L’insouciance a pour camarade le souci, la suffisance le besoin de tout» (Pascal). — Sono creditori miserabili che non hanno un soldo, ma hanno una cambiale: il presente è vuoto, ma contiene la promessa della gioia. La vita è il debitore insolvente. Le scadenze sono corte; il creditore si presenta a ogni scadenza ripetute volte, e ottiene dopo esser stato cacciato e maltrattato dai servi, infine a prezzo della sua dignità, soltanto il rinnovo della cambiale e tanto da vivere fino alla prossima scadenza. Pure egli non rifiuta la fiducia a quel pezzo di carta, non pensa a tentare in altro modo ciò che la cambiale gli promette e non gli dà, ma si tiene aggrappato a questa come a una tavola di salvezza.