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rettorica artistica; dalle parole degli uomini che mostrarono agli altri la retta via, la presunzione dei pensatori, e la rettorica filosofica con la sua sorella minore, la rettorica scientifica. Così gli uomini dànno nomi alle manifestazioni sicure della vita, ne ambiscono le forme per averne la persona e le gioie; preoccupati di questa vita che sfugge loro di mano, se ne rendono schiavi. Ma il destino si prende pur sempre gioco di loro. Poichè appunto ci siamo posti a contemplare questa trista disgregazione, per vedere, fra gli illusi, quello che volentier torna a ciò che lo trastulla, se pervenga meno illuso a eluder la sorveglianza del Dio, prendendo più che ad altri non sia concesso. Ma ci avvenne a nostra meraviglia di vedere come, per più tornar che facesse a ciò che lo trastullava, non più si sia trastullato; come anzi ciò che prima gli era argomento di trastullo gli divenisse poi insipido, e come vieppiù volgendosi a cose che potessero dilettarlo sempre meno dilettose le trovasse; come infine il piacere gli sfuggisse del tutto nel disperdersi della sua individualità — poichè essendone il segno e il nesso, con lei scemava quanto più essa per cacciare i piaceri si diluiva. È ben questo l’eterno sarcasmo del destino, che fa suoi giochi con la nostra fame, che ci alletta nei suoi cerchi e di noi ingannati si fa ludibrio; ma pur sempre ci tiene per la nostra fame in sua balìa. Ed in ciò siamo giocati o, come tu dicevi, illusi. Ma tanto più illusi quanto più ci affidiamo alle sue promesse. E il gaudente preoccupato,