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privarci di ciò che comunque ci possa far piacere? È la conoscenza del perpetuo fluir delle cose che c’insegna a fruire delle cose nell’attimo che non ritorna.

Quanto è bella giovinezza
che si fugge tuttavia,
chi vuol esser lieto, sia!
del doman non v’è certezza.

A me pare che se pur la vuoi chiamare illusione, val meglio questa lieta e obliosa d’ogni altra che fingendo una saggia cospirazione a un valore più alto, delude via via la tua aspettativa, traendoti pur sempre attraverso un duro cammino illuminato da poche gioie all’annientamento finale. L’uomo liberato per la sua conoscenza da ogni illusione di valori immaginari, saprà trar lieta la vita godendo per quanto dalla natura delle cose gli è consentito.
R.
— È giusto quanto dici, ma pur vediamo questa natura delle cose se più conceda di piacere a chi, con questo furbo calcolo, voglia prenderle di più di quanto essa è solita a dare. E considera allora un corpo che volgarmente lavora, e nel lavoro sente il lieto gioco d’ogni sua parte; e se gli nasce l’appetito, dell’appetito stesso gode in previsione della prossima soddisfazione; e che mangiando sente che il cibo gli è buono, e ne gode il dolce sapore che promette la continuazione. E così di tutti gli atti che compie sente che ognuno è buono per lui,