Pagina:Dialogo della salute.djvu/26


― 19 ―
che non ha più, mettendosi e rimettendosi nelle posizioni saporite conosciute da lui prima, o che agli altri prodighe di piacere egli venga a conoscere. Egli è come colui che vuol veder l’ombra del proprio profilo — che volgendosi la distrugge. Già dunque quando si parla comunemente dei piaceri come di posizioni determinate che dànno piacere, siamo oramai nella posizione ammalata. Andiamo a cercare il piacere per sè, a sfruttare la nostra posizione verso una cosa, per avere un sapore che in quanto lo andiamo a cercare non lo abbiamo più. Vogliamo goder due volte di noi. Non più godo — perchè sono, ma son io che godo, e in realtà non godiamo più.
9. N.
— Ma allora ha vantaggio chi è illuso su chi non è più illuso — le persone che attribuiscono valore a quelle stesse cose che tu prima dicevi non aver valore.
R.
— Ben lo credo con te che il non illuso ha più valore dell’illuso. Ma dimmi chi è che non è illuso affatto?
N.
— Quello che non dà più valore alla vita.
R.
— Alla vita degli altri o alla propria?
N.
— Nè a quella nè a questa.
R.
— In ogni modo dunque non dà valore nemmeno alla propria?
N.
— No.
R.
— Mi sai indicare un vivente che non dia valore alla propria vita?