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Ogni atto le dice: tu sei. Ma se gli atti non hanno più per l’individualità questo significato, se ognuno ha perduto il sapore, essa sente la morte in ogni istante della vita, poichè le manca il continuo mormorio delle cose che le dicono: tu sei. Infatti essa è meno, se l’esistenza nel mondo non si misura altrimenti che per l’estensione nel tempo e nello spazio. Poichè non più ora per lei cose varie e lontane in vario modo contengono promesse per un futuro lontano, così che ognuna per l’altra si determini o dall’altra sia determinata — ma l’organismo è sciolto e spostato: la vita è disorganizzata. Ha perduta la salute. È ben perciò che nella salute sta tutto il piacere, ἐν ὑγιείᾳ πᾶσα ἡδονή.
Ed è perciò che dice Simonide:

 Nè bene alcuno ci vien dal sapere
 se la salute veneranda manchi.


Ed ora intendi meglio il seguito:


 Poichè senza il piacer qual più ci alletta
 vita mortal o qual poter sovrano,
 senza cui più non è degna d’invidia
 pur la vita d’un dio?


Chi ha perduto il sapore delle cose è malato. Il malato ha perduto il sapore d’ogni cosa, poichè sapore altro non è che il senso dell’utilità della cosa alla salute. E come s’egli già fosse, non più vuole le cose, ma vuole il sapore