bere, nè muore di sete, nè si riduce all’impotenza per l’astensione dal giacere, nè s’esaurisce nell’abuso, nè insegue e ammazza tutti gli animali che incontra, nè si lascia venire a mancar il cibo; ma il piacere le insegna ogni cosa con mirabile esattezza come e quando e fin dove sia da fare.
N.
— È ben per questo ch’io dicevo le lodi del piacere.
7. R.
— E lodi gli si convengono, poichè è onnisciente e onnipotente come un dio. Non ti par cosa degna della nostra maraviglia questa sua sapienza e questa onnipotenza, e degna che vediamo, a rischio di parere anche irriverenti, con quali mezzi egli viene a conoscere le vie segrete nel futuro d’ogni vivente, con le quali egli avvia ogni fedele irresistibilmente?
N.
— Certo tale mi pare.
R.
— Io credo che egli abbia a mano ogni disposizione del corpo e tutta la varietà delle cose. E benevolo al corpo, egli metta nelle cose che gli sono utili una luce, e la faccia brillare fin quando la cosa è utile, e poi la spenga così che la cosa resti oscura all’animale che se n’è sazio. In quella luce brilla tutto il futuro dell’animale: nel mangiare la possibilità del bere e d’inseguire un altro animale e del giacere; e nell’inseguire un animale in corsa la possibilità del mangiare e del bere ecc. Vi brilla così ch’egli crede potente soddisfare tutto a un tratto. Ma il dio sapiente spegne la luce quando l’abuso toglierebbe l’uso, e fugge. L’animale così sazio