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care per soddisfar la fame insaziabile e mancare sempre di tutto. Finchè la morte togliendoci da questo gioco crudele, non so cosa ci tolga, se nulla abbiamo. Per noi la morte è come un ladro che spogli un uomo ignudo.
6. N.
— La vita ci toglie questo che tu dici crudele gioco. Questo è la cara, la dolce vita: mancar di tutto sì, e tutto desiderare — questa è la vita. Che se non ci volgessimo al futuro, ma avessimo tutto nel presente, appunto non vivremmo più. La vita sotto qualunque forma, come anche sia, a prezzo di qualunque dolore, si vive volentieri.
R.
— Si vive volentieri, cioè si vuol viverla; come l’acqua vuole il basso e senza alcuna forma casca, scorre, filtra, purchè scenda. E dove s’arresta, e quando, così che senza impedimento abbia abbastanza della discesa?
N.
— Ma purchè scenda gode.
R.
— Ma in ogni punto della sua discesa tu la puoi immaginare ferma con un infinito desiderio del più basso. — Dove allora la soddisfazione?
N.
— Ma lo scendere stesso è dolce in ogni istante, come m’è dolce veder la natura, anche se non mi so mai saziar di vederla, e m’è dolce il cibo, anche se in breve riavrò fame. E questo è la soddisfazione.
R.
— Hai mai visto un bue beccar grano o un gallo ruminar fieno?
N.
— No davvero.
R.
— E come mai?