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DIALOGO PRIMO.
PARTE PRIMA.
L’EUROPA, LA GIUSTIZIA E L’ITALIA.
- L’Europa
- Manco male che anche questa è passata. Corpo dell’orizzonte! Dopo ventisei anni di strepito e di trambusto era tempo di pigliare un poco di fiato. La rivoluzione è domata; la republica ha finito colla tirannia come era da aspettarsi; e quel bricconcello di Corso che mangiava i miei regni uno dopo l’altro, come confetti, ha dovuto metterli fuori, e se ne è andato a digerire la scomunica, e a trastullarsi con le ostriche, e coi gabbiani. Adesso il riposo della terra dovrebbe essere assicurato, ma tuttavia non odo grandi allegrie per il mondo. Voglio informarmi un poco, e domanderò al primo che passi. Oh, ecco là la Giustizia che si diverte con uno scacciamosche. Signora Giustizia, sentite una parola.
- La Giustiza
- Cosa desiderate, madonna Europa?
- L’Europa
- Vorrei sapere come vanno le bisogne del mondo, e cosa si fa per rimettere le ossa al suo posto. Voi, che siete di gabinetto, sarete informata di tutto.
- La Giustiza
- V’ingannate, madonna Europa, io non sono di gabinetto, e perciò, mentre gli altri consigliano, io vado scacciando le mosche.
- L’Europa
- Cosa mi dite mai! E chi presiede al consiglio in vece vostra?
- La Giustizia
- Già si sa; la Politica.
- L’Europa
- Ma, secondo tutte le regole, la Politica non deve mai scompagnarsi dalla giustizia e dalla religione, e una volta si praticava così.
- La Giustizia
- Parlandoci sinceramente non so se negli affari grandi si sia mai praticato; ma comunque fosse