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nuovo, e la cattiva esposizione del fianco destro della vallata di questo fiume comparativamente al sinistro, sempre in ottima condizione su questo particolare: ma quello che più influiva alla scelta, per la quale credei bene determinarmi, si fu la Notificazione emanata, pochi giorni dopo l’invío del mio più volte citato Rapporto, dalla Commissione internazionale residente in Modena per la sistemazione di alcune strade ferrate nell’Italia centrale. L’oggetto precipuo infatti per cui passavo dalla sinistra alla destra del Serchio, mirava al conseguimento di uno sviluppo tanto esteso da poter somministrare alla Linea nostra conveniente agevolezza nelle pendenze, ritenendo in massima l’uno in sessanta per limite estremo inferiore. Or quella Notificazione ammettendo anco l’uno in quaranta per una Via ferrata diretta ad attraversar l’Appennino, mi fece argomentar superabile coll’ordinario sistema locomotore una molto maggior pendenza di quella che adottavo, siccome ho in seguito per altro modo ritrovato verissimo; il perchè stimai cosa buona l’appigliarmi all’andamento, che offriva insieme e maggior brevità, e naturalezza maggiore. Per ciò che spetta in fine alla variazione risguardante il traforo principale dell’Appennino, e alla natura dello sviluppo della Linea in Valle di Secchia, sono stato condotto agli offertivi risultamenti dall’esigenze di località e di livelli; delle quali esigenze, molto imponenti e rispettabili per loro indole, mi asterrò dal far qui lunga, e forse poco interessante enumerazione, tanto più che l’amore di brevità me lo consiglia, e il bisogno di concisione me lo permette.