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è quadrupla la popolaziona: si potrebbe in questa ipotesi senza scapito pagar l’area ad un prezzo parecchie volte maggiore. Si faccia il calcolo e si riduca pure in pratica la proporzione alla più modica misura. Ciò che rimane mi basterà sempre. Con ciò però non s’intende che si debba fare inutile e prodigo esterminio di case e di giardini; giacchè passare a portata delle più folte e ricche popolazioni, non vuol dire passare addosso alle persone: e perciò fin dal principio di questa discussione si è sempre raccomandato di passar tuttalpiù rasente l’abitato. Quanto alla divisione dei lavori tra gli ingegneri milanesi e veneziani queste sono idee superstiti al Medio Evo. Nec nominentur in nobis a proposito di strade ferrate; le quali son affari da cervelli moderni, anzi il trionfo della moderna età. La strada è fatta per associare non per disgregare. La strada è un’impresa di ordine economico e non una questione di pronuncia o di dialetto. La strada è un mezzo di guadagnar denaro ai privati e floridezza al paese; al che non vale guardar l’atto di nascita degli ingegneri. Si tratta d’una impresa unica e indivisibile, che deve essere discussa, se si vuole, da centomila persone nelle gazzette, al caffè, in piazza, in piena pienissima libertà, ed anche con frasi ora-
torie (da chi sa adoperarle), ma dev’essere riassunta e fermata da un solo cervello. Che direste di chi mettesse due architetti a far mezza facciata per ciascuno ad una chiesa; a far anche soltanto una mezza porta ciascuno od una mezza finestra? Quando si comincia un discorso stampato predicando la convenienza della linea più breve di tutte, e poi lo si conchiude proponendo la linea di Cremona che è la più lunga di tutte le linee possibili; quando gli uomini si curano così poco d’andar d’accordo con sè medesimi sperate dunque nell’accordo delle parti, se volete.

Che la soscrizione si sia cominciata in due luoghi, è pur troppo vero; ed è il peccato originale dell’impresa, la quale senza ciò sarebbe assai più inoltrata. Quanto più presto questo peccato si lavi e si redima, tanto meglio. Ed è a questo fine appunto che mirano i più zelanti e sagaci tra i partecipi dell’impresa. Quando si pensa che altro è il primo soscrittore, altro è il compratore e stabile proprietario delle azioni, si vedrà che appena siasi data spinta alla cosa, le due simmetriche provincialità spariscono, e vi sottentra un aggregato indistinto di capitalisti d’ogni stato e d’ogni nazione. Allora invece di due consessi sottoposti alla necessità di farsi delle riverenze e spedirsi dei proto-