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contenenti le preghiere rivolte in nome del defunto alla maggiore divinità del paese, quasi sempre si trova fra le pitture che ornano l’ultima grande divisione l’immagine d’una giovenca. E che questa giovenca fosse considerata nella mitologia egiziana non come un semplice animale sacro nudrito in un tempio, ma come una forma simbolica propria ad un essere divino, e sufficientemente indicato dalla leggenda che spesso ne accompagna la immagine nei papiri ieroglifici: Ahe (vacca) la grande generatrice del dio Sole1.

Parmi pertanto probabile che a questo culto, il quale fece prevaricare l’eletto popolo d’Israele, possono riferirsi le immagini della nostra stela, e tanto più quanto venivano attribuite certe funzioni funerarie al dio Api, del quale era il bue emblema speciale2.

Un altro monumento dissotterrato non ha guari anch’esso in città, ma a qualche distanza dalla stela3 e senza alcuna particolarità nota, ma che potrebbe anch’esso aver avuto una destinazione funeraria4, viene qui da me riferito quasi più ad argomento di disamina e di confronti che in avvenire per altri ritrovamenti si potessero fare, di quello che per offerire propriamente un saggio di statuaria contemporanea alla necropoli felsinea.

Questo monumento consiste in una testa virile, un po’ più grande del naturale, molto schiacciata nei

  1. Champollion Pantheon egypt. tav. 23.
  2. Champollion op. cit. tav. 37. Il conte Ercole Malvasia ha donato questo importante monumento al museo archeologico municipale, che per mala sorte è stato fino ad ora e forse sarà per lungo tempo invisibile.
  3. In strada san Petronio vecchio ch’è accanto alla Maggiore.
  4. Micali (Monum. ined. tav. XXVI. n. 2. e pag. 150) riporta una testa capelluta, in pietra tufacea, trovata entro una tomba chiusina e rappresentante l’immagine del sepolto.