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rudi e Marzabotto in altre ornate di fregi architettonici. Me la fa ritenere contemporanea e appartenente alle tombe la sua giacitura a sì grande profondità e in mezzo a loro, non che le forme arcaiche per rigidezza delle linee, per mancanza assoluta di rotondeggiamento nelle parti e insieme a ciò per certa diligenza e finitezza con la quale è condotta questa scoltura a bassissimo rilievo. La cui grande antichità può rilevarsi ancora dall’analogia ch’essa ha con qualcuna affatto primitiva com’è quella pubblicata dal Lubbock1 rappresentante, con poca differenza, un quadrupede le cui zampe anteriori sono atteggiate identicamente ed hanno foggiata la parte estrema nella stessa guisa singolare come nella nostra stela. Nel mezzo della quale vedesi sorgere una specie di grosso caule da cui si diramano due appendici o foglie in basso e la cui cima è trifogliata. Così come o trifogliata o fiorifera spesso s’incontra tra due animali acquatici una pianta in fronte alle urne degl’ipogei etruschi, la quale troppo generalmente vien creduta il loto ed è interpretata qual simbolo di passaggio delle anime dalla povera creta umana alle sedi del cielo2. Ma la pianta del nostro bassorilievo meglio riscontra con monumenti asiatici e particolarmente con un cilindro d’agata dell’imp. gabinetto archeologico di Parigi3, nel qual cilindro allato a due piante così fatte; stan due capre rizzate contro un yezàd, o genio benefico, situato nel mezzo.

Nel nostro monumento sono altresì due quadrupedi ritti sulle zampe posteriori, ma atteggiati in modo affatto simmetrico, ed anzichè appartenenti al genere capra sono da riferirsi al genere bos e da credersi giovenchi o gio-

  1. L’Homme avant l’histoire, étudié d’après les monuments dans les costumes retrouvés dans les differents pays de l’Europe. Traduit de l’anglais par Barbier. Paris 1867. pag. 256, fig. 34.
  2. Cf. Inghirami Monum. etruschi Vol. 1. tav. 11. e 47.
  3. Micali Monum. tav. I. n. 1.