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dati da materia informe e radissima: non che le nebulose così dette diffuse; cioè quegli spazi di luce assai fioca che si estendono sopra immensi tratti di cielo, epperò non si possono discernere che coi più forti istrumenti.

Or tutti i corpi che noi veggiamo coll’oc nudo od armato di cannocchiali, non sono per certo i soli che riempiano l’Universo; anzi essi non ne costituiscono che il minor numero. E se potessimo disporre di istrumenti ben più energici di quelli che ora possiede la scienza, noi scopriremmo la esistenza di corpi assai più piccoli, ma immensamente più numerosi; i quali anch’essi sarebbero una minima parte dogli altri moltissimi, che si trovano dispersi nel profondo ed interminabile firmamento. Fa d’uopo quindi supporre che gli spazi celesti siano ricolmi d’infiniti corpi di tutte le dimensioni possibili, fino alle particelle più minute e più rade della primitiva materia caotica. Questi corpi si muoveranno colle leggi della universale attrazione; o, pel grandissimo loro numero, debbono sovente urtare cogli altri corpi