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premura pel maggior bene de’ propri sudditi sappia adoperarsi quando è tenuto a risolvere quistini gravi e difficili d’alta politica e di pubblica economia; e come giustamente perciò meriti quella fama di vera ed illuminata paternità, che in ogni tempo seppe procacciarsi, e segnatamente durante l’attuale regno benefico di S. M. il re Carlo Alberto, ogni atto del quale è sorgente d’utili resultati, arra preziosa di compiuta maggiore prosperità.

# 6.° — Stati parmensi.


Dopo quanto ci è occorso dire al capitolo 6.° del discorso III, nulla ci resta ad aggiungere per gli Stati parmensi, ne’ quali tuttora si aspetta l’invocata sovrana definitiva concessione degli studi permessi per la linea da Piacenza al confine verso Modena.

Giova sperare che, superati una volta gli ostacoli che si suppongono insorti per una mal intesa tema di rivalità fra quella linea e la Ferdinandea, una politica liberale lascerà che le due imprese abbiano egualmente effetto e sieno lasciate alle naturali tendenze loro, le quali tendenze promettono ad ambedue ottimi risultati.

D’ altronde accordata che sia, come abbiamo detto probabile al precedente § 5.° l’invocata concessione d’una linea da Alessandria al Cardazzo, confine sardo verso Piacenza, non pare da supporre che l’illuminato governo parmense voglia ulteriormente denegare ai propri sudditi un beneficio che non riesce d’alcun aggravio all’erario, anzi gli promette vantaggi per l’aumento che sempre deriva ne’ prodotti de’ dazi indiretti, dal maggior movimento di persone e di merci che nasce dalle vie ferrate.

Quanto alla strada da Parma a Lucca per Pontremoli, ignoriamo se siano state fatte altre parti per ottenere la concessione; come ignoriamo pure se siansene fatte per ottenere la concessione di altre linee dirette su Genova per val di Taro o per val di Trebbia, che diconsi invocate da speculatori italiani, e finalmente d’altra ancora che vuolsi chiamata nello stesso tempo ai governi toscano, lucchese, modenese, parmigiano e sardo, da una società inglese per corrispondere in più luoghi dal mare attraverso l’Appennino nel piano lombardo. Comunque sia, noi confortiamo il governo parmense a non accogliere siffatte domande, come quelle che, in sostanza, ad altro fine non tendono che all’avere con esse mezzo di spacciare azioni, giuocar con quelle, ritraendone illeciti profitti di aggiotaggio, per poi lasciare agli azionisti definitivi, titoli screditati, ed al paese imprese imperfette, che non si compiono, e si risolvono in fallimento.

Le osservazioni prima fatte sull’enormità della spesa di dette strade; sul nessun adequato compenso da esse sperabile; sul notevole perditempo cui il frequente passo dall’uno all’altro confine sarebbe per taluna d’esse causa e finalmente sulla nessuna necessità loro assoluta, poiché meglio da altre