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Però, attesa la molto fondata premura che il governo austriaco dimostra d’attuare quanto prima cotesta interessantissima direzione, siffatta epoca non debb’essere molto protratta ancora, ed i giusti voti degli abitanti e speculatori triestini l’affrettano con ogni maniera d’istanze.

La tratta da Trieste a Treviso e Mestre, destinata a congiungere la via triestina con quella Ferdinandea Lombardo-Veneta, venne proposta dal signor cavaliere G. L. de Bruch, direttore generale del Lloyd austriaco dal 1839, chiedendone la concessione. Secondo la prima idea doveva passare per Monfalcone, Villa Vicentina, Palmanova, Latiscana, Portogruero, Motta, Oderzo e Treviso. Ma nel séguito agli studi praticati dall’ingegnere conte M. A. San Fermo un tale andamento si modificava con altre idee, le quali trovansi in un pregevole scritto di questo, che venne inserito nel giornale il Lloyd austriaco del 1842, con questo titolo: Cenni sulle strade ferrate in Austria, e principalmente nel regno Lombardo-Veneto.

Noi dividiamo molte fra le idee del chiarissimo autore, prima d’ora adottate nel corso di questa scrittura, dopo che avevamo letto il solo suo articolo inserito nell’Euganeo, già citato alla nota 1 della pag. 182. Se non che, non possiamo approvar quella ripetutamente esposta intorno alla rivalità che suppone esistere tra Trieste e Genova; perocché, lo ripetiamo ancora, nessuna reale rivalità esiste tra i varii scali italiani, cui natura ha spartite rispettive sufficienti relazioni di traffico, atte a farli tutti fiorire a ragione della posizione loro.

# 4.- Strade toscane.


I riscontri dati sulla Toscana già furono così abbondanti, che pochi ne restano ad aggiungere.

Dopo la concessione definitiva accordata alla società inglese della strada da Firenze a Pistoia per Prato, non ne vennero accordate altre; se con che si è parlato ancora d’un’altra dalle cave carbonifere di monte Bamboli al mare; e quanto a quella della strada da Firenze a Forlì per Dicomano, ecc. della quale già abbiamo fatto cenno, vuolsi che sia subordinata al voto dell'ingegnere inglese Stephenson, il qual voto non è ancor giunto, a quanto si crede.

Per quanto si tenga sommamente in pregio la grande perizia di quel valent’uomo, attese le ragioni dette alla nota 1 della pag. 244, non crediamo che di lontano egli possa con piena conoscenza di causa, anche avendo sottocchio piani e profili esatti e particolareggiati, opinare sopra siffatta quistione.

Del resto, prestando maggior fiducia a coloro che conoscono i luoghi, e dichiarano difficile e costosissimo, quanto in sè poco utile l’assunto, auguriamo ai concessionari, come agli azionisti, ch’essi troverebbero sicura-