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manda degli azionati esteri, di cui al N.°3 del programma (nota 1, pag. 162) Uno de’ revisori leggeva una memoria sui motivi che aveano spinta a fare tal domanda, ed era vivamente applaudito dai molti azionisti e rappresentanti loro intervenuti. Il presidente, avendo aperta sur essa la discussione, un solo oratore sorgeva a combatter la proposta (il veneto signor Manin), opponendo specialmente l’inopportunità della medesima. Ma l’adunanza l’interrompeva aspramente, ed il commissario governativo doveva richiedere che si lasciasse proseguire, avvertendolo però di tenersi ben lontano dal porre il menomo dubbio sulle ottime intenzioni del governo, la quale esortazione era applauditissima. L’oratore proseguiva dicendo che la strada si compirebbe presto, aumentando con nuove azioni il capitale sociale, senza che fosse di mestieri ricorrere ad un suicidio. Ma era evidente che l’impaziente adunanza non era persuasa. Dopo aver discusso se il voto relativo sarebbe palese, come voleano alcuni, o segreto, il presidente, cui compete decidere la quistione, essendo del secondo parere, ordinò il voto segreto, e si procedette alla votazione, il resultato della quale fu di 883 voti favorevoli, e soli 34 contrari alla proposta.

Passata quindi l’adunanza ad eleggere la commissione incaricata di trattare col governo intorno alla proposta medesima, erano eletti i signori Escheles e Pereira, banchieri di corte residenti a Vienna, cavaliere De Bruch, direttore del Lloyd austriaco di Trieste, Reali ed Avesani. — Sopra 337 azioni nuovamente perente perchè non aveano soddisfatti i pagamenti dovuti al 31 luglio 1844 ed al 31 gennaio 1845, 336 chiesero d’essere riabilitate, e lo furono, purché pagassero entro settembre 1845 quelle due rate, e la terza, dovuta il 31 luglio, allora in corso. — I revisori furono abilitati a dare l’assolutoria, del conto riferito 1844-45, senza nuovamente riferirne al futuro congresso. Vennero eletti i direttori destinati a succedere a quelli uscenti per estrazione a sorte. — Tutti i direttori veneti rinunciarono all’ufficio. — Rimasero in carica quelli lombardi, se ne elessero altri veneti. E compito l’assunto, venne sciolto il congresso.

Dopo che il congresso generale degli azionisti deliberò di supplicare il governo, com’era stato proposto, di dar termine egli stesso all’opera della strada Ferdinandea, per conto della società, non consta che siasi provveduto officialmente relativamente a siffatta richiesta, se non che riscontri particolari affermano ch’essa è accettata salve le condizioni della cessione da concertarsi.

La commissione nominata con pieni poteri per concertare le forme della cessione, finora non venne chiamata presso il presidente della Camera Aulica pei detti concerti.

Intanto alcuni lavori proseguirono, non però coll’alacrità che sarebbe necessaria.

Lo stesso presidente, altamente disapprovando, per quanto affermasi, la