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figli nostri. Cosi si vorrebbero compilare le statistiche; dire ciò che fu, dire ciò che è, dire ciò che sarà ogni volta che gli uomini non si sgomentino dell’usare le virtù del pensiero e delle braccia.
« Cerca, misera, intorno dotte prode
» Le tue marine e poi ti guarda in seno».
E si che bisogna adoperarsi a serbar vivo l’amore della navigazione; e sì che fa d’uopo guardarsi in seno, cioè proporsi a tema principalissimo il moltiplicare e rendere agevoli, il più che far si possa, le comunicazioni dal mare all’interno delle terre italiche. E questo po’ di commento all’Alighieri val meglio che il Landino, il Blanci e il Velutello e tutta quanta la lunga fila dei pedanti.
Tornando ora sul colle di San Bernardo mirate come, con dolce pendio lungo alla valle della Neva, si discenda alla pianura dov’essa si congiunge coll’Arocia e forma il torrente del Centa per lo più feconda e talvolta minaccia le amenissime campagne in mezzo alle quali s’innalzano le torri di Albenga. La storia c’insegna quanto potentissima fosse la capitale degli Ingauni e qual durissima resistenza opponessero alle aquile romane i Liguri Alpini, di cui essa era capo, prima della fatal giornata combattuta nella valle di Taggia. E le splendide reliquie dei romani edifizi, onde tuttavia s’abbella quell’illustre città, appalesano agli occhi come le sia riuscito in appresso di restaurare i danni della sofferta sconfitta. Dell’importanza di lei e della vastità del suo dominio, delle sue antiche relazioni, coll’Africa da una parte e coll’Insubria dall’altra, della sua condizione a’ tempi di Cario Magno e della dipendenza ch’ell’ebbe dagli antichi marchesi di Susa, da cui pigliò radice e gran parte di signoria la Reale stirpe di Savoia, sufficientemente discorre l’avvocato Giuseppe Cottalasso, che con assai lume di critica e con lungo amore descrisse l’istoria della patria sua. Con più leggiadria e con troppo maggior parsimonia ne ragiona l’amico mio Davide Bertolotti nel suo viaggio nella Liguria marittima. Ad ugni modo egli è impossibile che da Albenga non si spiccasse una di quelle strade, che lo stesso Bertolotti chiama di fianco, e che gli abitatori della Liguria distrussero a furia di popolo, dopo che i tristi scempi di Federico II fatti gli avevano capaci della necessità di scansare i pericoli corsi e i danni patiti. Varcato il colle di San Bernardo siffatta strada di fianco dovea necessariamente discendere nella valle del Tanaro a Garessio e condursi, sempre lunghesso il fiume, sino al punto dove riceve in tributo le acque della Stura. Date un’occhiata alla carta dell’antico Piemonte pubblicata da Jacopo Durandi, e vedete se nel bel paese havvi parte alcuna in cui si trovi l’impronta di tre rilevanti città cosà vicine tra di loro che quasi si toccano, come sono l’Augusta dei Vagienni, Pollenza ed Alba Pompeia; considerate se, ad alimentare l’operosità delle numerose popolazioni, bastassero i soli commerci della via Aurelia, che, vegnendo, da