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risponsale offerisse di assumerla a tutto suo carico, col solo compenso del privilegiato prodotto de’ trasporti.

Posta questa futura combinazione, secondaria d’altronde, all’uopo in sospeso, parliamo definitivamente delle altre fin d’ora possibili.

Due grandi linee dovrebbero scendere l’Italia; — l’una, partendo dalla Dora Riparia, verrebbe a Torino, Asti ed Alessandria, dove da una parte andrebbe, per Novi e il colle dei Giovi superato, al grande emporio di Genova, solo scalo naturale dell’alta Italia; — dall’altra parte andrebbe al lago Maggiore, cui verrebbero a sboccare le linee svizzere; — continuerebbe poi la gran linea suddetta, dopo quell’incrocicchiamento centrale di Alessandria, per Piacenza, Parma, Modena, Bologna e la restante Emilia, dove andrebbe far capo allo scalo di Ancona, da cui all’Oriente.

L’altra linea, partendo dal lago di Como, dove sboccherebbero pure le linee svizzere, verrebbe a Milano, e pel regno Lombardo-Veneto andrebbe a Venezia, abbreviata anche la via da questa all’altro estremo punto del lago di Como che mette alla Valtellina, mercè d’una derivazione da Chiari per Trezzo a Lecco ed oltre, onde scansare il giro per Milano a coloro che ivi non fossero rivolti.

Coteste due grandi arterie italiane potrebbero trasversalmente congiungersi da Torino a Milano; — da Genova a Milano pel punto di Vigevano od altro; — da Milano a Piacenza per Lodi e Casalmaggiore; — da Bologna, a Padova per Ferrara e Rovigo; — finalmente dall’estremità della via Ferdinandea potrebbe essa congiungersi a quella austriaca ohe viene a Trieste.

Sarebbe così la gran rete italiana fino a que’ punti di Genova, Ancona, Venezia e Trieste compiuta. Codesti punti servirebbero di scalo al commercio orientale di tutta Europa, in ragione delle rispettive provenienze.

La Toscana poi, con un sistema laterale a quelle due grandi linee, sarebbe ad esse collegata mercé d’una linea che da Livorno (suo emporio marittimo, scalo esso pure all’Oriente) verreb-