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In siffatta occorrenza non abbiam tralasciato di parlar lungamente del modo di superare il difficile passo del Po; e specialmente abbiam creduto di dover trattare dell’ordinamento utilissimo della navigazione del gran fiume, ora trascurata: quantunque i patti di Vienna avessero stipulato liberta intera a tale proposito, e quantunque non sia difficile di superare alcuni ostacoli di luogo, ed alcuni altri di men fondate pretese insorte tra Stato e Stato, purché vi concorra reciproca buona volontà in una discussione imparziale.

Nel seguito abbiamo ancora parlato della linea tra Bologna e Firenze per le valli del Reno e dell’Ombrone; la qual linea, detta anche della Porretta, per le ragioni lungamente esposte, sembra doversi preferire alle molte altre pur suggerite in varia direzione.

Inoltre abbiamo ragionato della linea che da Ancona potrebbe andare a Roma, congiungendosi a Perugia con quella ivi condotta da Firenze per Arezzo: preferibile essa pure ad altre linee toscane, che da Siena o da Grosseto venissero al pontificio confine.

Della nessuna convenienza di queste linee ripetutamente fatto discorso, ugualmente abbiamo esposta l’inutilità dell’altra linea da Civitavecchia a Roma.

In vece molto profittevole, anzi necessaria al compimento dell’italiana rete, abbiamo chiamata la linea che da Roma ad un punto qualunque pel confine da convenirsi andrebbe verso Napoli, sia che per le Paludi Pontine rivolgasi, o sia che per l’altra attuale strada di Ceprano si diriga.

Prevedendo gli argomenti che taluni, avversi alle strade ferrate, credono contr’essi potersi invocare, specialmente nel rispetto politico, onde attribuir loro pericoli più temuti che reali: abbiamo creduto poter vittoriosamente combattere quegli argomenti, purché si discutano con uomini di buona fede, coscienziosi e leali, i quali vogliano seriamente discorrerne, e con lealtà; nè ricusino il mandato d’ogqi governo savio, quello di curare la pubblica prosperità.

Codesti argomenti noi crediamo provar senza replica: le vie ferrate, purché ben regolate, non presentare il menomo pericolo'