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fiducia di vederle a suo tempo esse pure eseguite, attesa la notoria illuminata previdenza d’un governo progressivo, il quale tanti e sì segnalati benefici già impartiva ai sudditi coi provvedimenti emanati da tre lustri in poi durante un regno fatto per ciò memorando.

6.° Brevemente parlando degli Stati parmensi, narrammo il già compito progetto in essi fatto d’una via ferrata che da Piacenza porti al confine verso Modena, passando per Parma, ed abbiamo espresso il voto di veder quel progetto finalmente approvato.

Dell’altro progetto parlammo poi, il quale protenderebbe quella da Piacenza verso il Piemonte e verso la Lombardia, non omettendo di lodarne il concetto, perché consentaneo all’interesse di tutta la rete italiana, che sarebbe così collegata.

Non abbiamo potuto proferire giudicio consimile intorno all’altro progetto di andar da Parma a Livorno per Pontremoli. Perocché la grave spesa, cui non è sperabile mai adequato compenso; le molte linee di confine da oltrepassare; il perditempo che nè deriverebbe per sottostare alle cautele politiche e daziarie, onde sarebbe scemato, se non fatto nullo, il beneficio, sono, a nostro parere, ostacoli gravissimi, quando non fosse ancora interamente insuperabile il rifiuto fatto dai governi sardo ed estense di concedere il passo.1

7.° Discorrendo nel seguito dello Stato estense, notammo come una sola linea di via ferrata sarebbe nella somma convenienza del medesimo di aprire, ed è quella che, dal confine parmense al pontificio passando, per Modena condurrebbe.

Abbiamo cercato di mostrare la non dubbia utilità di codesta linea, coi più irrefragabili argomenti, esprimendo il voto di persuader con essi il principe che regge quell’italiana provincia, acciò, dalle povere nostre parole convinto, intraprenda egli stes-

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  1. Cotesto rifinto, notiamo ancora, si dovrebbe pur dare per altre strade proposte da Parma su Genova, le quali, potessero per avventura nel rispetto strategico nuocere alla difesa di quell’essenzialissimo antemurale della monarchia di Savoia.