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DISCORSO QUINTO.
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CAPITOLO UNICO.
Riepilogo finale ed ultima conclusione.
Nel nostro primo discorso, brevemente ricordata l’antica condizione dell'italiana civiltà, spiegammo per quali cause al rinascimento d’essa, venuto dopo la barbarie flagrante del medio evo, le vie di comunicazione, vero elemento di prosperità e misura della condizione civile d’un popolo, erano tra di noi men buone, quanto alle strade, sebbene quanto ai canali cominciassero ad essere meglio governate, giovando questi ad un tempo all’agricoltura ed all’industria.
Toccate di volo le speculazioni onde si alimentava il commercio di Roma più conquistatrice che trafficante, delle sue relazioni coll'Oriente, dove sempre è seguito il gran traffico, abbiamo parlato, notando come il Mediterraneo fosse il primo tra i mari navigati, e servisse a quelle relazioni, destinate a pascere il lusso della repubblica ed a nutrire il popolo re.
Cessato lo splendore della romana potenza, durante la quale gli Alessandrini erano fattori di mezzo mondo, come lo erano stati prima i Fenizi ed i Cartaginesi, ricordammo che i Greci nel Basso Impero, poi gli Arabi, quindi gl’Italiani al finire del medio evo avessero il primato commerciale.
Della malaugurata perdita di questo,, epperò della decadenza d'Amalfi, di Pisa, di Venezia e di Genova abbiamo successivamente parlato, ricordando quella decadenza derivata prima dalle lamentevoli italiane discordie; quindi dalla mutata via de’ traffichi, dopo la scoperta d*altre strade verso l’Oriente e il Nuovo