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Il trionfo dell’aggiotaggio, adunque è compagno del lutto delle molte sue vittime, e per quanto esso sia fin qui riuscito a penetrare nelle aule più riverite e più potenti; — a persuadere che esso ha l’arte di creare capitali; — a spacciarsi comè atto a soccorrere colle sue operazioni l’autorità; — a convincere che concorre al mantenimento così prezioso dell’ordine ed a comprimere i politici trambusti, ottenendo in compenso di tanti pretesi servigi alla repubblica non solo que’ larghi premii in danaro, che sono in sostanza l’unico suo scopo, ma eziandio autorità, influenza ed onori; noi nom possiamo, come tanti altri, sagrificare a siffatto idolo; epperò crediamo debito d’uno scrittore coscienzioso di combatterne coraggiosamente le male arti, di smascherare i subdoli modi con cui all’ombra di quegli speciosi argomenti d’ordine, di sicurezza e di stabilità governativa, che ugualmente possano ottenersi senza l’aggiotaggio, esso cerca insinuarsi anche là dove per buona ventura ancora non è penetrato.

    naio,che non venga a chiedervi, colla scopa alla mano> il mezzo di procurarsi un certo numero di azioni su questa o quella linea di strade ferrate. «Eccoci dunque, dopo tre anni di applicazione, eccoci giunti ai risultamenti morali della famosa legge del 1842; risultamenti infelici, che diverranno, secondo tutte le apparenze, ancora più funesti dai lato degli interessi materiali. »Quando le Camere si attennero al sistema di esecuzione applicato oggi in materia di strade ferrate, noi fummo dei primi ad accennare i disastri che ne sarebbero conseguiti. Le nostre predizioni pur troppo si adempiono. Ma ciò che allora non dicevamo, e che non ostante si avvera col sopragiungere dell’esperienza, si è che il governo della rivoluzione entrò con questo in una via disastrosa per gl’interessi propri. Il sistema del 1842 aprendo, per così dire, l’industria delle strade ferrate ai furori dell’aggiotaggio, preparò anticipatamente uno scadere dei prezzi,un abbassarsi di fondi inevitabile a un dato momento. »Ora, in ultima analisi, £a chi saranno sopportati questi scadimenti e questi abbassamenti? Forse dal piccolo capitale? Non già; il piccolo capitale è; per sua natura, capriccioso e mobile, va e viene, si trasmuta da un luogo all’altro con una maravigliosa rapidità, fino al momento in cut il capitale del ceto medio, il solo che sia davvero importante, si impadronisce del posto, e diventa in ultima mano il solo possessore delle azioni industriali. Ma allora solamente la febbre delle speculazioni si accheta, e fa luogo alla real-