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"Bisogna aggiungervi tutti i titoli delle strade ferrate belgiche, francesi, tedesche, ec., ec., che sono ogni di l’obbietto di mille transazioni nelle borse delle principali citta inglesi, di Londra

    que’capitali, concorrenti al traffico delle azioni con mezzi sufficienti, certo che basterebbero all’assunto. Ma invece le informazioni che si hanno dimostrano che i concorrenti all’aggiotaggio, de’quali pubblicavasi un elenco, son persone ben lontane dal reputarsi atte a soddisfare all’assunto impegno. Ancora; risulta che molti facoltosi capitalisti specularono per somme così eccedenti le facoltà loro, che furon condotti a fallire. La speculazione tutta aleatoria adunque è colà, come altrove, assunta da persone meno idonee a tentarla; epperò, supposta ancora qualsivoglia più ingente massa di capitali nella Gran Brettagna, dove d’altronde a tante altre speculazioni più sicure attendono i capitalisti più oculati: sarà sempre probabile la temuta insufficienza di mezzi, quindi il pericolo di crisi denunciato. Nè ci si venga dire eh, la fama di arditi si, ma previdenti speculatori, di cui meritamente godono i trafficanti inglesi, è garante ch’essi non s’avvieranno a speculazioni arrischiate ed infelici; chè piuttosto debbonsi supporre prudenti abbastanza per non cimentarvisi; laonde il più probabile buon successo è un anticipato rimedio al pericolo di crisi. Per quanto si vogliano ammirare tutte le doti della nazione inglese, se si riconoscerà in essa abbondantissimo il numero degli speculatori accorti e prudenti, non si vorrà negare, speriamo, essere colà, come altrove, anche uomini arrischiati e temerari, i quali, mossi dall’avidità di guadagno, illusi dalla passione del giuoco, imprevidenti sulle fatali conseguenze di questo, si cimentano ad esso perdutamente. A coloro che, illusi pure sulla perfezione inglese, volessero negar tal cosa, risponderemo coll’elenco pubblicato a Londra dei soscrittori delle azioni, coi listini del valore al corso, di quelle di molte società che risultano perdenti nella speculazione loro; e risponderemo ancora colla nota annualmente pubblicata dei fallimenti, nella quale, d’altronde, son ben lontani dal figurare tutti que’ privati che si rovinano nelle speculazioni dell’aggiotaggio. Da questi riflessi par lecito conchiudere, che la somma dell’aggiotaggio è colà giunta a segno tale, che reale e non supposto, come vorrebber taluni, è il pericolo di crisi; e che al presunto succeder di questa, attesa la grande sua importanza, essa debbe per riverbero influire sui principali mercati del mondo. Le più recenti notizie de’ fogli inglesi e francesi, del resto, già indicano come questa crisi si tema imminente, ed anticipatamente sembrano così giustificare i nostri riflessi.