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chine locomotive spinte dalla portentosa forza del vapore, porta seco alcuni pericoli gravissimi per l’altrui sicurezza, se per mala ventura vengono trascurate le cautele necessarie a prevenire i pericoli anzidetti; le quali cautele importa d’osservare, tanto nell’interesse de’ viandanti e del commercio, che in quello dei conducenti istessi de’ convogli e del materiale d’essi.

Nella nostra Italia coteste cautele sono tanto più necessarie, che, succedendo qualche sinistro sulle nostre vie ferrate, l’effetto morale d’esso sarebbe molto più grave che altrove, e tasterebbe sicuramente per lungo tempo a tener lontano il volgo da siffatto mezzo di locomozione, attesa la minore premura che qui si ha di non perder tempo e l’educazione meno ardita ed arrischiata d’una gran parte della popolazione, più facile assai ad abbandonarsi al timore, anche men fondato.1

    varie linee di vie ferrate, specialmente negli Stati minori della Penisola; e segnatamente quelli sorgeranno sulla linea dal Serristori accennata da Milano a Bologna; perchè ancor faccia mestieri ingrandirli, e chiamare quasi insuperabile quello delle linee doganali. Se il chiarissimo nostro amico riflette annesta considerazione, egli converrà certo con noi nel persuadere invece superabile l’accennato ostacolo colle regole e cautele da noi suggerite, come lo è ugualmente quello delle indagini di polizia occorrenti al passare dall’uno all’altro Stato. Gli avversari delle strade ferrate troppo già vanno, sebbene senza ombra di ragione, predicando con esse più non potersi governare; doversi ad ogni cautela politica rinunciare, aversi a farne altretanto di quelle daziarie, con immenso pregiudicio della sicurezza dello Stato, de’ privati e dell’erario, a meno che si voglia dall’uno all’altro Stato richieder pe’ convogli tali fermate che annullino ogni vantaggio dell’economia di tempo, e rendano cosi inutile l’ingente spesa di quelle vie cui perciò ostano. A codesto specioso ragionamento, che il nostro discorso ha, crediamo, compiutamente confutato, non desideriamo il sussidio d’uomo come il Serristori, certo men che inclinato a darlo. Ma potendosi nel fatto da alcuni governanti non favorevoli alle nuove vie, accoglier nel senso loro il riflesso del nostro amico, era dover nostro di opporvi le considerazioni sopraccennate, ponendo per tale rispetto anche noi ad atto pratico la ricordata epigrafe: — Amicus Plato, sed magis amica veritas. Desideriamo e speriamo veder persuaso chi abbiamo combattuto.

  1. I giornali inglesi narrano frequentissimi i sinistri seguiti lungo le vie ferrate dove lo scoppio di caldaie, la rottura di ruote, sale o ruotaie, o la