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CAPITOLO V.


Cautele di sicurezza.


Non può contendersi che il nuovo mezzo di trazione delle vetture e carri impiegati sulle vie ferrate, consistente nelle mac-


    geriti per vincere l’inconveniente, come già altre volte, propone ancora l'unione doganale italiana, escluso il regno Lombardo-Veneto, perchè aggregato all’Impero austriaco. Egli nota com’essa sia tanto più indispensabile in quanto che senza della medesima le strade ferrate vedrebbero i beneficio loro de’ veloci trasporti ridotto al nulla, per le occorrenti fermate alle linee doganali; le quali fermate, a cagion d’esempio, esso calcola importare un perditempo d’ore 12 per la linea da Milano a Bologna.
         Le nostre dottrine economiche in fatto di libertà commerciale, tante volte solennemente proclamate, sono troppo conformi a quelle dell’egregio statista toscano, perchè menomamente s’intenda di combatterle.
         Solo non si può ammettere intera la conclusione, a parer nostro troppo assoluta, che il chiarissimo autore trae nel caso in cui non riesca la da lai, come da altri, vagheggiata unione doganale, affermando che, conservate le lince di dogana, è interamente o quasi distrutto il beneficio dell’economia di tempo che ottiensi col nuovo mezzo di locomozione, attese le fermate cui sarebbe ogni convoglio astretto al passo d’ogni linea.
         Sicuramente, il poter fare interamente a meno di tali fermate, sarebbe grandissimo beneficio, non meno desiderato da noi, che dal degnissimo nostro amico e da altri.
         Ma siccome, per le già accennate ragioni, è assai difficile di sperare, per ora almeno, risolti gli ostacoli che si opporrebbero alla soppressione totale delle linee doganali, mercè dell’ideata unione, pare a noi che, per istar nel possibile e nel probabile, meglio convenga studiare con quali modi si possa ridurre al minimo il perditempo delle fermate.
         Questo spediente noi crediamo aver consigliato nel modo più acconcio e provato possibile, poiché si trova in pienissima pratica nell’accennata direzione da Lilla a Colonia, dove si fanno in 12 ore 400 kilometri di strada passando quattro linee di dogana, senza difficoltà alcuna e senza pericolo di frode.
         Codesto esempio noi proponiamo ai governi italiani, e crediamo ciò sia più opportuno, che non dichiarar loro perduto ogni beneficio delle divisate vie, se non si risolvono a porsi d’accordo, sopprimendo le linee loro, alla qual cosa, ripetesi, certo non si piegheranno, almeno per ora.
         Troppi altri ostacoli reali pur troppo incontrerà la corrispondenza delle