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CAPITOLO PRIMO.
Corrispondenza de’ convogli.
In una contrada in cui, come nell’italiana penisola, sono varii Stati, più da limiti convenzionali circoscritti, che non da confini naturali ed assoluti divisi; ne’ quali Stati, di maggiore o di minore estensione, notasi inoltre conformità intera di popolazione, d’indole, di lingua, di religione e di costumi, non che
du mouvement et des revenus, des voyageurs et du montant de la taxe prélevée par l’État, par le major Poussin; — De l’influence des chemms de fer et de l’art de les tracer et de les construire par Séguin ainé. — Chemins de fer americains; historique de, leur construction; prix de revient; produit; mode d’administration adopté; résumé de la législation qui les régit, par Guillaume Tell Poussin: — Journal des chemins de fer {foglio settimanale pubblicato a Parigi ad imitazione del Railway-Times, sebbene minore in mole, in ricchezza di notizie ed in istudi di fatti, ecc., ecc., cui gli amministratori, ignari delle lingue inglese e tedesca, dovranno sempre tuttavia ricorrere, onde conoscere le principali notizie concernenti alle vie ferrate, postochè non possono conoscere i particolari di cui nel già citato Railway-Times. — Nella nostra penisola la speculazione essendo appena esordiente, non possono citarsi ancora libri scritti al fine d’insegnare le regole d’un ordinamento di strade ferrate fra noi. Quello del conte Piola, Delle strade ferrate e della loro influenza in Europa; Pensieri ecc., contiene sotto quel modesto titolo ottimi riflessi, atti a svegliare la pubblica attenzione sopra l’importante argomento; ma non provvede ad alcun insegnamento che giovi al proposito dell’assumere le imprese più profittevoli. D’altronde quella non era la vista del chiarissimo autore, il di cui scopo era unicamente quello di avvertire il pubblico intorno alla necessità delle vie ferrate ed alle più probabili conseguenze delle medesime. Nel regno Lombardo-Veneto infinite furono, è vero, le pubblicazioni sulle direzioni da darsi alle vie decretate; ma, come già notammo, gli autori di quegli innumerevoli opuscoli, da viste municipali più che da altro diretti, spaziarono nel più esteso campo della polemica, e pur troppo soventi trascorsero alle personali acerbità, onde ne avvenne il gran male di veder abbandonato l’assunto dalle persone di maggior credito; di sentire cadute le azioni in mani estranee all’Italia, frattanto che l’impresa è così periclitante da rendere quasi inevitabile l’ultimo partito preso per essa al fine di vedere una volta compiuta l’opera.